1 febbraio 2020, DIA DEL GALGO Quando decidi di adottare un galgo ti senti sopraffatto da un’immensa gioia per quello che accadrà di li a poco, pensi al suo arrivo, a come sarà, ti senti responsabile perché ora sarai tu a prendertene cura. Diciamolo, ci si sente nel nostro piccolo degli eroi per la causa che abbiamo scelto di sposare e per salvare uno di loro. Beh non proprio, siamo realmente noi gli eroi? Ora vi spiego
Quando decisi di adottare Zelda, non avevo di certo bisogno di un quarto cane, ma avevo un assoluto bisogno di altro e questo altro spingeva dentro di me, con una forza tale che mi portava a volerne sapere sempre di più sulla storia dei galghi spagnoli, così tanto che tutte le volte che leggevo un libro che raccontava delle loro vite violentate scoppiavo a piangere, non potevo accettare la realtà scritta su carta, figuriamoci la vera realtà silenziosa che tutti i giorni accompagna in Spagna le vite di queste creature. Un giorno guardai mio marito e gli dissi semplicemente: “noi possiamo salvarne uno e liberare un posto in Fondazione”. La situazione da li in avanti in casa sarebbe stata difficile perché mio marito doveva partire per quattro mesi lontano da casa, sarebbe rientrato solo i weekend e forse ci si chiedeva se non era il momento opportuno per decidere di adottare un galgo. Dentro di me sapevo che questi dubbi non dovevano prendere il sopravvento. Contattai Barbara in primis e poi arrivarono a casa mia Monica ed Elisa. Non passarono più di due giorni che decidemmo di accogliere nella nostra vita Careta, che poi diventò Zelda (dall’ebraico “felicità. E mentre le giornate scorrevano dopo il suo arrivo, con una normale routine, ma con tutte le accortezze e i consigli dati per un buon inserimento della ragazza, piombò una di quelle cose che nella vita non ti aspetteresti mai: UNA PANDEMIA.
Quando arriva una Pandemia, il tempo si blocca e resti inerme di fronte allo scorrere delle ore intrise di paure, di domande, di noia, di solitudine. E’ li che ti accorgi che a fianco a te è piombata nella tua vita una creatura eterea, empatica all’inverosimile, ed è lei che ti salverà realmente da questo gran casino chiamato lockdown.
Le nostre giornate le abbiamo passate guardandoci, respirandoci nel vero senso della parola, lei con il suo tartufo nero umido, io appoggiandomi con l’orecchio delicatamente al suo petto possente, ad ascoltare il battito rilassato del suo cuore. Il tempo lo hanno scandito i nostri sguardi, le nostre delicate carezze, la nostra fiducia reciproca che pian piano prende forma. Perché quando nella testa hai mille pensieri, quando tutto ti si sgretola davanti, i suoi occhi ti leggono dentro. Allora è li che pensi che durante una Pandemia, un uomo, una donna non sono niente, la forza alle volte è poca, sei stanco di stare imprigionato nella tua stessa casa, non sei più tu a decidere del tuo destino, ma è il destino o qualcosa al di fuori di te che deciderà come supererai questo momento, a te non resta che aspettare, attendere e forse non perdere mai la speranza. E’ cosi che guardi il tuo Galgo e pensi alla sua vita passata: lui non ha scelto, non ha potuto scegliere, ha mangiato quello che trovava, è stato imprigionato gran parte delle ore di una giornata in un tugurio, è stato solo, indifeso e maltrattato, ma i suoi occhi ora ti insegnano a non mollare, ad avere il tempo per riflettere, ad avere calma, perché una seconda chance arriva. Allora questo lockdown è servito, è servito perché il mio galgo è stato il mio vero eroe, colui che mi ha salvata dalla monotonia, dai pensieri negativi, dalla paura di perdere. Qualcosa sta crescendo tra di noi ed è meravigliosamente stupendo, un qualcosa fatto di lunghe pause e di silenzi pieni delle più belle armonie.